Ossa di cristallo
Accanto all’ulivo dagli occhi spenti, tra le braccia asprigne dell’agrifoglio e le gemme cangianti del giovane pero, c’è una pietra che spunta di una spanna dalla bocca semi aperta di un mezzo tronco. È il cancello che separa la fiamma dall’ululato del vento, è il grigio custode di un sentimento materno che lotta per fermare il tempo.
Ho confessato a tuo padre di aver perduto l’anello. Mi ha guardata con uno sguardo scuro, severo. L’ho deluso. Di nuovo. Ma è stata una terribile distrazione, il sole era alto, il cielo era finalmente leggero, spoglio, e io ho creduto che il ritorno della luce, fulgida e inaspettata appena fuori la nostra finestra, fosse un chiaro segno di speranza dopo una settimana di ombre e di pioggia. Allora sono corsa a impastare il pane, ho agito di cuore e di istinto, e l’anello, che un attimo prima avevo sfilato dal dito per non rovinare, a una mia mossa incauta e fatale è disgraziatamente finito sul pavimento. Da quel momento non l’ho più rivisto.