La resa dei conti
Il gelo dell’inverno mi aveva scortata fino a quell’angolo remoto del parcheggio dove la mia auto non sarebbe partita prima di dieci minuti. Giada mi aveva messo in testa che doveva trattarsi di quel tipo gentile che attendeva senza sbuffare il suo turno alla cassa, Chiara invece aveva scherzato su quel cinquantenne tutto tatuato con una P in bella vista sul polso. Io non avevo idea di chi fosse, so solo che puntualmente spiavo in lungo e in largo il parcheggio e frugavo nella mia auto meglio dell’antidroga. Quella sera avanzai in una nebbia spettrale e per un istante temetti che sarei rimasta delusa. E invece la mia intuizione di cambiare turno si era dimostrata vincente e il segno era arrivato.